mercoledì 9 novembre 2011

A questo punto faccio quello che mi è sempre venuto più naturale ma che da tempo non faccio... Scrivere.
Lasciare sulla carta o su un pc idee, memorie, pensieri che altrimenti resterebbero chiusi fino ad esplodere in chissà quale forma... Passano gli anni e ogni giorno mi accorgo di come sia sempre uguale eppure profondamente diversa... "Cerco l'ispirazione" mi dico ogni tanto... "Trovi tante scuse" mi dice "Sara il sergente di ferro" racchiuso nel mio cervello... Ebbene si! Siamo in molte qui dentro, una peggio di un'altra, dal sergente di ferro appena citato alla ballerina di flamenco-danza del ventre che si diverte sui tavoli, al filosofico e mistico maestro di yoga, crocerossina, strega, mangiatrice di uomini, pantera e gatta morta... Bambina e donna manager... insomma un gran casino... forse è per questo che mi trovo spesso in situazioni difficili, ma la verità è che io ferma non ci riesco a stare... nonostante io riesca a passare ore e ore in una posizione, bella, precisa, concentrata, perfetta... ad un certo punto ecco che arriva il cambio di personalità e allora mollo tutto, cose, affari, intenzioni, studio e vado...! Dove? Boh...! L'importante è andare... Se Colombo si fosse fatto questa domanda probabilmente non sarebbe mai partito... E poi fondamentalmente... "Se non è difficile non ci piace"...  Ma che fatica... Che fatica Sarina... Arriverai a cinquant'anni consumata! E non riuscirai nemmeno ad andare a ritirarti in Tahilandia nella tua capanna sulla spiaggia... Non passeggerai sul bagnasciuga e non ti siederai a meditare sul tronco di quella palma che già ti piace tanto... Perciò datti una calmata, vai piano, aspettali i risultati, non sbirciare costantemente per vedere se sono usciti... vivi male... perdi il momento... impara ad assaporare l'attesa... si ma che pizza...! Vedete, a volte essere in tanti non è mica tanto semplice. 

martedì 1 novembre 2011

Manipura

Manipura
Dal sanscrito “gemma risplendente”, Manipura, il nostro terzo Cakra  è un punto energetico he riveste una grande importanza in quanto rappresenta il centro in cui si prepara definitivamente la trasformazione delle energie materiali in energie spirituali. È localizzato a livello del plesso solare.
Si definisce nell’età compresa fra i 15 ed i 21 anni, dopo che gli stadi istintivi dei due Cakra inferiori si sono manifestati come coscienza autonoma. La sua strutturazione rappresenta anche il momento della maturazione consapevole dell’Ego che, da questo punto in poi, può essere gradualmente trasformato.
Manipura rappresenta l’anello di congiunzione di due aspetti del nostro essere: il Sé Inferiore ed il Sé Superiore affinchè vengano messi i relazione e si riconoscano fondendosi nell’Unità.
È la sede del nostro potere personale, dove si palesa la capacità di entrare in relazione con gli altri in maniera autonoma e di stabilire rapporti duraturi ed equilibrati. È anche il centro che dovrebbe essere in grado di riconoscere le emozioni e trasformarle per poi lasciarle fluire verso i centri superiori.
Quando lo sviluppo ha seguito un andamento sereno, le energie materiali ed istintive che arrivano a Manipura sono già trasformate con equilibrio, ma se ciò non è avvenuto, questo centro energetico soffrirà le inibizioni subite da Muladhara e Svadisthana.
Vergogna è il Demone di Manipura.
Oltre al controllo delle emozioni, lo stesso stato d’animo viene generato dalla scarsa percezione del proprio potere personale che trova la sua conferma proprio in Manipura.
Se Manipura è ben equilibrato, l’individuo è capace di un buon inserimento nella realtà e nella società, si sente all’altezza in ogni circostanza, responsabile di se stesso ed è in grado di accettare ed affrontare adeguatamente le sfide della vita.

Quando questo centro energetico, invece, non è in equilibrio, ci si trova di fronte a persone che fuggono da ogni decisione, che tendono ad appoggiarsi sempre a qualcun altro, che hanno continuo bisogno di conferme, che si rifugiano in una realtà virtuale, che non camminano nella vita a testa alta, ma strisciano…
Il disequilibrio di Manipura produce sintomi che possono sembrare apparentemente opposti ma che hanno una radice comune:
-       Passività.
-       Tendenza alla manipolazione per mascherare le “magagne”.
-       Inquietudine, insofferenza, scontentezza.
-       Inaffidabilità.
-       Colpevolizzazione degli “altri”.
-       Controllo ossessivo delle emozioni.
-       Ricerca spasmodica del successo con ogni mezzo.
-       Depressione.
-       Adozione continua di maschere.
-       Millanteria.
-       Paura della solitudine.
-       Conformismo.
-       Slealtà.
-       Falsa umiltà.
-       Servilismo.
-       Ipercriticità, arroganza, intolleranza, intransigenza.
-       Esplosioni emotive di grande intensità.
-       Esplosioni di violenza improvvise.
-       Masochismo.
-       Sadismo.
                                  

Swadisthana

Svadisthana
Svadisthana è il nostro secondo Cakra, la sua etimologia in sanscrito è “dolcezza”, in alcune discipline è anche noto con il termine giapponese “Hara” che  significa “pancia-addome”, luogo appunto dove è situato questo centro energetico.
Svadisthana è la trasformazione dell’energia di Muladhara.
La sua piena attività e la sua strutturazione iniziano in un’età che va dagli 8 ai 14 anni  quando ormai per l’individuo è chiara e definita la soddisfazione dei bisogni primari.
È il Cakra dove gli impulsi sessuali primitivi diventano desiderio di vivere attivamente la sessualità, dove la creatività sboccia, diventa fantasia e si prepara a trasformarsi nel bisogno di procreazione.
Con Svadisthana non si pensa più soltanto all’istinto di sopravvivenza ma anche alla conservazione della specie.
È un cakra in cui circolano energie di natura materiale, appena più sottili di quelle presenti in Muladhara.
Si “abbandonano”  gli istinti di provvedere alle necessità primarie per iniziare a trovare soddisfazioni personali.
Svadisthana è in perenne movimento, teso al rinnovamento, alla rigenerazione, alla proiezione, alla gioia, al piacere sotto qualsiasi forma. Dato che questi impulsi, però, non sono sempre ben accetti dalle regole della società, lo sviluppo creativo, gioioso, “goloso” della vita in tutte le sue espressioni può essere inibito dai giudizi.

Particolare importanza riveste l’argomento “sessualità”, che nel contesto occidentale è fonte di giudizi morali spesso pesanti ma che nel momento di strutturazione di Svadisthana è il canale privilegiato per esprimere la creatività.


Poiché nell’infanzia e nell’adolescenza, dopo aver soddisfatto le necessità primarie, il bisogno più importante del bambino è quello del’accettazione da parte dei genitori, un’educazione che inibisca, bollandoli come negativi, la sessualità e più in generale, la ricerca del piacere sotto ogni sua forma, è causa di squilibrio dell’attività di Svadisthana, il cui demone prende il nome di Colpa.
Il monito che recita “prima il dovere e dopo il piacere” fa si che il rapporto con la sessualità diventi problematico e generi sensi di colpa ogni volta in cui un naturale impulso ci spinge a ricercare una gratificazione personale.
Oltre ai giudizi morali sulla sessualità e ai tabù che questi comportano, altre cause di squilibrio di Svadisthana possono essere rapporti familiari fondati sulla freddezza, sul distacco, sul rigore e, di conseguenza, la mancanza di contatto fisico, di coccole, di carezze e di allegria.
I principali sintomi di squilibrio di Svadisthana sono:
-       Problemi nelle relazioni con il sesso opposto.
-       Sensi di colpa riguardo alla sessualità vissuta come “peccaminosa”.
-       Eccesso di fantasie sessuali (che possono sfociare in perversioni).
-       Repressione ossessiva degli impulsi sessuali.
-       Iperattività sessuale inappagante e conseguente ricerca di sempre nuovi partner.
-       Identificazione del sesso come unica forma di espressione.
-       Ricerca del sesso facile per riempire il vuoto interiore.
-       Frigidità-impotenza.
-       Sensi di colpa in qualsiasi situazione della vita.
-       Incapacità a dire dei “no”.
-       Rigidità del corpo e dei comportamenti.
-       Paura dei cambiamenti.
-       Possessività nei rapporti.
-       Apatia.
-       Tendenza alla manipolazione.
-       Instabilità emotiva.

giovedì 25 agosto 2011

Muladhara

Muladhara
Muladhara è il  nostro primo cakra, la sua etimologia in sanscrito vuol dire “radice”, è localizzato alla base della colonna vertebrale, nella zone perineale (tra l’ano e gli organi genitali) e rappresenta il nostro collegamento con la Madre Terra.
È il centro dell’auotoaffermazione sul piano materiale.
Un corretto radicamento è fondamentale per una quotidianità serena, per avere rapporti equilibrati con il nostro corpo, con le sue funzioni, con tutto ciò che materialmente ci occorre per vivere e per affrontare l’esistenza, comprese le sue inevitabili difficoltà.
Muladhara è il chakra in cui hanno sede i bisogni e gli istinti primari, animale, come la sopravvivenza e tutto ciò che ad essa è connesso:         il cibo, il riposo, il rifugio, la difesa, ossia quelle che sono state le uniche preoccupazioni dell’uomo primitivo. Oggi tutto ciò si traduce nell’attenzione al corpo fisico, all’alimentazione, al relax, alla casa, ai rapporti con il prossimo. E naturalmente al denaro che serve per procurarci o renderci più facile tutto questo insieme di cose.
Muladhara è il chakra che si sviluppa per primo nel bambino, è la sede dello sviluppo dell’Ego, dove inizia a strutturarsi l’Io ( e la conseguente autostima), è il luogo in cui vivono le pulsioni allo stato puro, comprese quelle sessuali.
È un importantissimo centro da cui inizia la ricerca di sé, senza il quale nessuna trasformazione è possibile.
Quando Muladhara è in equilibrio ci sentiamo in armonia con tutto ciò che ci circonda, siamo fisicamente pieni di forza e di spinta vitale, ci adattiamo facilmente ai cambiamenti, siamo attenti alla nostra persona ma siamo anche ben disposti verso gli altri ed abbiamo un rapporto sereno sia con il cibo, sia con il denaro.
Se, invece, Muladhara si trova in disequilibrio si manifesta la Paura proprio perché è da questo tipo di esperienza che prende il via il suo disequilibrio, da episodi che hanno messo in pericolo il diritto alla vita e alla sicurezza personale. Non è necessario che si tratti di grandi traumi: possono essere sufficienti alcune difficoltà durante il parto,     un ritardo nella poppata o nel cambio del pannolino, una madre eccessivamente attenta alle funzioni intestinali del bambino o troppo assente o troppo distaccata, un clima familiare di continue discussioni e tensioni, una violenza subita o vista (dove per violenza si intendono mille eventi apparentemente innocui per un adulto ma non per un bambino), la perdita o il semplice smarrimento di oggetti , persone, animali ecc…
Muladhara si sviluppa in una età che va da zero a sette anni ed i sistemi educativi troppo permissivi, troppo restrittivi o troppo ansiosi/protettivi sono all’origine dei suoi problemi. 
I principali sintomi del disequilibrio di Muladhara sono:
-       Attenzione esclusiva agli aspetti materiali della vita.
-       Comportamenti compulsivi (eccessi legati all’acquisto di beni, al cibo, al sesso, all’alcol, alle droghe).
-       Smania di possesso e di controllo.
-       Avarizia-
-       Prodigalità.
-       Egoismo/egocentrismo marcati.
-       Disturbi alimentari.
-       Malumore costante, abitudine alla lamentela.
-       Stipsi cronica e sovrappeso.
-       Crisi di panico.
-       Ipocondria.
-       Comportamenti aggressivi.
-       Pessimismo.
-       Facilità alla collera e agli eccessi di rabbia.
-       Trascuratezza, sciatteria.
-       Scarsa o eccessiva cura dell’igiene personale.
-       Ossessiva attenzione all’immagine. Pigrizia patologica.
-       Eccessivo sprezzo del pericolo, spacconeria.
-       Timidezza eccessiva.
-       Comportamenti autodistruttivi inconsci.

Nell’elenco sono presenti elementi in apparente contrasto (come per esempio timidezza e istrione ria), questo dipende dal tipo di disequilibrio presente.
Se Muladhara è in difetto, fino al blocco energetico, si manifestano l’avarizia o la timidezza, che possono diventare patologiche, ma se, al contrario, è in eccesso compariremmo una tandenza all’istrioneria o una prodigalità senza limiti (le famose “mani bucate”).
Per consentirci una vita serena, in armonia  con noi stessi e con gli altri, tutti i cakra devono trovarsi in equilibrio.

Flussi di energia e Cakra.

Flussi di energia e Cakra

Nella fisiologia orientale la circolazione dell’energia avviene tramite un sistema paragonabile a quello del sangue e della linfa, i cui canali, invece che vene, arterie o vasi linfatici, si chiamano Nadi che significa “flusso/corrente”.
All’incrocio di due Nadi si trova un Chakra.
Riconosciamo tre Nadi principali chiamate in sanscrito rispettivamente:
-       Ida.
-       Pingala.
-       Sushumna.
Collocate dalla base del tronco all’apice del capo e rappresentano rispettivamente l’energia lunare, femminile, l’energia solare , maschile e la loro sintesi.
Possiamo immaginare Ida e Pingala come due serpenti che si inerpicano lungo Sushumna intersecandosi per 7 volte come il bastone alato (caduceo) del Dio Mercurio.
Ei 7 punti in cui le tre Nadi si incontrano ci sono i 7 Cakra in cui operano tutte le discipline olistiche quali indicano, nella cattiva circolazione dell’energia tutti i disturbi che possono affliggerci.
Le più antiche rappresentazioni e descrizioni dei Cakra si trovano nei Veda, libri Sacri dell’Induismo.
I Veda sono una raccolta di testi considerati i più antichi  in assoluto nell’ambito delle tradizioni spirituali. Il termine in sanscrito significa “Conoscenza”.
I Veda non hanno un autore unico e riconosciuto ma, secondo la tradizione, sarebbero stati rivelati di era in era a particolari veggenti (chiamati rishi) che ne hanno poi tramandato i contenuti.



I libri dei Veda sono 4:
-       Rig Veda è il più antico e il più importante per la crescita spirituale, contiene delle “preghiere”, dei brevi componimenti in forma poetica che celebrano i sacri nomi delle divinità induiste.

-       Yajur Veda è il libro delle parole cerimoniali, delle “formule magiche” che il sacerdote induista deve recitare durante particolari riti sacrificali. È in parte in versi e in parte in prosa e ne esistono due versioni, il Krsna Yajurveda (Yajurveda nero) e il Sukla Yajurveda (Yajurveda bianco). È una sorta di trattato sulla musica, con particolare attenzione alle melodie e contiene i Mantra che devono essere vibrati durante le cerimonie e i sacrifici. Il potere del suono è parte integrante della liturgia induista.


-       Atharva Veda è il più recente dei quattro libri  ed è un compendio di medicina e formule magiche di guarigione, dove si trovano i primi accenni dell’Ayurveda, l’arte medica indiana. È in questo libro che compare il concetto di Cakra e della concezione olistica dell’essere umano e nascono i presupposti della fisiologia indiana.

Bisogna aspettare, però,  Patanjali, il “fondatore” della filosofia yoga (200-300 a.C.) per trovare una descrizione teorica e pratica della circolazione energetica e dei Cakra.





I Cakra

La tradizione occidentale conosce 7 Cakra. Il significato della parola in sanscrito è “ruota” o “vortice”.
Il compito dei Cakra è quello di trasformare l’energia per poi distribuirla uniformemente e con il “voltaggio” giusto all’intero sistema corpo.
Paragonandoci ad un sistema elettrico i Cakra funzionano da “acumulatori-condensatori-trasformatori” di energia elettrica e garantiscono l’uniformità della distribuzione della corrente ed il perfetto funzionamento delle varie componenti del sistema.
Per trovarsi in una condizione di equilibrio, infatti, l’energia deve essere costante.
Se un Cakra non funziona correttamente il flusso dell’energia vitale è discontinuo e ne risente tutto il sistema.
Un evento, un pensiero, un’emozione che non vengono trasformati e “metabolizzati” come avrebbero dovuto possono andare ad inquinare uno o più Cakra , chiudendoli, intasandoli o al contrario, dilatandoli troppo e alterando in tal modo il flusso dell’energia.
Ad ogni Cakra sono associati alcuni organi e funzioni, una o più ghiandole endocrine. Ai primi 5 corrisponde uno dei 5 sensi fisici. Ognuno è caratterizzato da un colore, una pietra, un metallo, una nota musicale, un mantra, un piante-coprpo celeste, un elemento, un profumo-essenza.
Infine, ogni Cakra ha una sua “Affermazione” e un suo “Demone” , che ne rappresentano l’aspetto psicologico e le influenze comportamentali.
Ovviamente, nessuno ha tutti i Cakra perfettamente equilibrati e questo, al di là dei disturbi e delle patologie, è alla basa dei rapporti “disturbati” con noi stessi e con la realtà circostante.
Le soluzioni a questi conflitti sono dentro di noi ed il lavoro sui Cakra ci aiutano a trovarle.


venerdì 15 aprile 2011

Troppo tardi per salvarlo... La crudeltà umana non ha limiti... Un minuto di silenzio non basterà... Qui ci vuole il risveglio di una coscienza collettiva... Ma mi accorgo che il sogno è utopico.

mercoledì 13 aprile 2011

Chi sono, chi ero, chi sarò...

Studiavo e studierò presso la Facoltà di Scienze mm.ff.nn. all’Università di L’Aquila, avevo un lavoro e una vita invidiata forse da qualcuno, feste, locali fashion e serate con gli amici più cari… Che dire di me... che sono una sopravvissuta, che sono rinata il 6/04/2009 alle ore 3:32 del mattino in un appartamento in via San Martino, che sono stata risparmiata per una casualità o per destino… 
La casa che trema, il tetto, quella cosa che da sempre dovrebbe proteggerci e invece questa volta non lo fa… è lui a crollare, è lui a decidere se potrai vedere un altro giorno oppure se le tue albe finiranno oggi… ed è stato così per molti che conoscevo, Daniela e i suoi bambini, Giusy e Genny che tante volte avevo servito in copisteria e tutti i ragazzi che come loro vedevo ogni giorno in facoltà, sia a Scienze che a Ingegneria, persone, vite, che hanno perso l’opportunità di sentire il tempo che scorre ed imprecare contro quel prof che ti boccia ad un esame… privilegiati come me, forse, ce ne sono stati tanti, pochi, invece, quelli che hanno davvero capito quanto sia stata grave questa perdita, vite finite in 37, 20, 10 interminabili secondi, con la mente che ti dice: adesso smette, adesso smette, ti prego non farmi morire, ti prego non crollare, ti prego fammi vivere e poi la corsa, la porta scardinata per portare in salvo te e chi hai vicino, che da quel momento sarà un’altra vita da proteggere per la vita, in questi momenti, ho capito che non era poi così importante salvare me, ma salvare noi, tutti quanti, tutti e due… posso raccontare di macerie scavalcate, di una corsa verso una macchina miracolosamente intatta a due metri da un balcone crollato, di una nebbia strana, rossa, già carica di macerie e morte, di quella bella Piazza Palazzo crollata e invasa anch’essa dai detriti e divenuta all’improvviso una trappola per chi cerca di scappare… posso raccontare di una corsa contro mano per la discesa dell’upim, verso via Sallustio, folle, senza pensare ad uno scontro, e poi via 20 settembre… la casa dello studente non l’avevo vista… per me era sempre li, poi la chiesa e poi una casa, quella di fronte al benzinaio lì alla Villa… sventrata, aperta come una casa per le bambole e noi, manichini nelle mani del destino che corriamo all’impazzata per cercare di non morire, gente in pigiama, gente che grida, gente che piange, gente che non ha più niente ma che non dice niente, aiuta, aiuta gli altri a non morire, aiuta gli altri a sperarare di avere ancora l’opportunità di raccontare… Mi chiamo Sara Di Francia, avevo 27 anni il 6 aprile, il giorno dopo avremmo festeggiato il compleanno del mio fidanzato, ci siamo ancora tutti e due, la festa non c’è stata, il regalo più grande sarà quello di prendermi cura di quell’anima che ho aiutato e protetto fino a quando è stato e sarà necessario, poi magari chissà, un giorno ci perderemo anche noi, l’importante è aver fatto di tutto perché quella vita continuasse a camminare nel tempo e nello spazio…